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In Condominio

L’amministratore di condominio può essere mandato via in questi casi, ma in pochi lo sanno e subiscono ingiustizie

Amministratore che non convoca l’assemblea: i passi concreti per difendersi, ottenere trasparenza e chiedere la revoca

Capire come comportarsi di fronte a un amministratore che non convoca l’assemblea è fondamentale per tutelare i propri diritti e impedire che la gestione condominiale venga compromessa. La convocazione dell’assemblea, infatti, non è una semplice formalità: rappresenta uno degli obblighi principali previsti dalla legge, indispensabile per approvare il rendiconto annuale e prendere decisioni che riguardano le parti comuni dell’edificio.

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Quando l’amministratore omette questo adempimento o lo ritarda senza motivo, si genera una situazione che può creare danni economici e organizzativi, specialmente se alla base c’è la volontà di evitare controlli sulla gestione dei fondi. Un amministratore che non convoca l’assemblea non commette un reato, ma viola obblighi civilistici molto seri.

L’omissione, infatti, costituisce inadempimento al mandato ricevuto dai condomini e può essere considerata una grave irregolarità, soprattutto quando è reiterata o finalizzata a nascondere problemi contabili. In questi casi, è fondamentale non rimanere inerti e sapere quali strumenti offre la legge per ristabilire trasparenza e correttezza.

Cosa può fare un condomino quando l’amministratore non convoca l’assemblea?

La normativa prevede diverse possibilità a disposizione dei proprietari. Il primo passo è il sollecito formale, ma se l’amministratore resta inerte interviene l’art. 66 disp. att. c.c., che consente ai condomini di agire autonomamente. Due proprietari che rappresentino almeno un sesto del valore dell’edificio possono richiedere ufficialmente la convocazione; se entro dieci giorni l’amministratore non provvede, la legge consente l’auto-convocazione.

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Un diritto spesso ignorato, ma essenziale per evitare che la gestione rimanga bloccata. In sintesi, quando ci si trova davanti a un amministratore che non convoca l’assemblea, è possibile:

  • Inviare un sollecito tramite PEC o raccomandata.
  • Richiedere la convocazione con altri condomini che rappresentino 1/6 del valore dell’edificio.
  • Procedere autonomamente all’assemblea dopo dieci giorni di inerzia.
  • Chiedere la revoca assembleare in qualsiasi momento.
  • Presentare ricorso al giudice per la revoca giudiziale.
  • Richiedere il risarcimento dei danni subiti.

Quando l’omissione nasconde irregolarità, come una gestione non trasparente dei fondi, la revoca diventa quasi inevitabile. Il giudice può intervenire non solo per rimuovere l’amministratore, ma anche per ordinare gli atti necessari alla tutela del condominio, ad esempio la manutenzione urgente di parti comuni o la ricostruzione della contabilità. Conoscere i propri diritti è il primo passo per evitare soprusi. Di fronte a un amministratore che non convoca l’assemblea, la legge è chiara: i condomini non sono mai senza strumenti. Basta sapere come usarli.

Viviana Orru