Codice+stradale%3A+stop+ai+cellulari+per+gli+autisti+di+bus+e+taxi
justicetvit
/normative/25-codice-stradale-stop-cellulari-per-autisti-bus-e-taxi/amp/
Normative

Codice stradale: stop ai cellulari per gli autisti di bus e taxi

La stretta sui cellulari per chi guida autobus, taxi e NCC non è solo una modifica normativa, ma un invito a ripensare il rapporto con uno strumento diventato quasi una seconda pelle

Gli smartphone alla guida sono un problema da anni, ma oggi la questione entra in una fase nuova. Il Ministero delle Infrastrutture annuncia ufficialmente la stretta più attesa e discussa del nuovo Codice della Strada: stop ai cellulari per gli autisti di autobus, taxi e NCC, senza eccezioni e senza interpretazioni elastiche.

Codice stradale: stop ai cellulari per gli autisti di bus e taxi – justicetv.it

Un cambio di passo che nelle intenzioni del Governo punta a tutelare centinaia di migliaia di passeggeri che ogni giorno si affidano a chi quel volante lo tiene per professione.

La novità arriva dopo mesi di confronti, incidenti finiti sui social e polemiche su una deroga considerata ormai anacronistica. Pochi sapevano davvero che fino a oggi la norma prevedeva una sorta di “corsia preferenziale” per chi trasportava persone in conto terzi: una formulazione che, di fatto, permetteva agli autisti professionisti un margine di utilizzo del telefono che per gli altri automobilisti non esisteva più da anni. Un retaggio di un’altra epoca, quando il cellulare serviva quasi solo per comunicare con la centrale.

La stretta sugli autisti professionali

Il Ministero, questa volta, sceglie una linea chiara: niente più telefoni in mano, niente più chiamate informali con la scusa del servizio, niente più video o messaggi rapidi tra una corsa e l’altra. L’obiettivo è semplice nella forma, più complesso nella gestione quotidiana: ridurre al minimo la distrazione alla guida di chi conduce un mezzo pubblico.

Le cifre delle associazioni per la sicurezza stradale parlano chiaro: una distrazione di appena due secondi a 50 km/h significa percorrere quasi trenta metri “a occhi chiusi”, un’enormità se si pensa a un autobus in rotatoria o a un taxi che taglia un incrocio affollato.

Il nuovo quadro prevede sanzioni più severe, in linea con la riforma generale del Codice della Strada: multe salate, decurtazione di punti e, in caso di recidiva, sospensione della patente. È una misura pensata per essere dissuasiva, ma anche educativa. L’idea alla base è chiara: chi trasporta persone deve rappresentare uno standard di comportamento più alto rispetto al resto del traffico, proprio perché a bordo non ci sono solo passeggeri ma responsabilità diffuse.

Le reazioni di tassisti e aziende di trasporto

Le reazioni del settore non si fanno attendere. Le associazioni dei tassisti parlano di “norma giusta ma poco realistica”, accusando il Governo di non aver tenuto conto delle esigenze operative: chiamate con la centrale, comunicazioni urgenti, gestione delle corse e delle prenotazioni. Secondo molti operatori, la tecnologia è parte integrante del lavoro e un divieto rigido rischia di complicare la vita a chi passa ore nel traffico urbano.

Dall’altra parte, molte aziende di trasporto pubblico accolgono la decisione con maggiore serenità. Diverse flotte hanno già introdotto sistemi digitali integrati e protocolli rigidi sul divieto di usare il cellulare personale a bordo, sostituendolo con dispositivi dedicati e procedure codificate. In questa prospettiva, la stretta normativa finisce quasi per ufficializzare pratiche che in alcuni contesti erano già diventate la regola.

La sensazione diffusa è che una misura del genere fosse comunque inevitabile. Le città sono cambiate, il traffico è più intenso e il margine d’errore di chi guida un mezzo pubblico tende sempre di più allo zero. Quel gesto istintivo di controllare lo schermo, rispondere a un messaggio o accettare una corsa tramite app rischia di trasformarsi in un tempo morto che nessun passeggero può più permettersi, soprattutto nei contesti urbani più caotici.

Resta però una domanda sospesa, che non si risolve solo a colpi di articoli di legge e sanzioni. Questa stretta riuscirà davvero a cambiare le abitudini di chi guida per lavoro, abituato a vivere con lo smartphone come prolungamento naturale della mano? Si può vietare un oggetto, ma disinnescare un automatismo radicato in anni di uso continuo è una sfida molto più grande di qualsiasi multa prevista dal Codice della Strada.

Antonio Papa